Linfedema e dieta chetogenica: quale correlazione?

Ormai da numerosi lavori presenti in letteratura si è confermata la relazione tra Obesità e Linfedema. La Dott.ssa Adriana Carotenuto, Biologa Nutrizionista, approfondisce per noi l’argomento.

Il linfedema è una sindrome da accumulo extra-vasale di linfa, cioè un’alterazione del vaso linfatico e un’alterata formazione di linfa. Per questo motivo si crea un ristagno di acqua e proteine. La caratteristica del linfedema è il peggioramento progressivo nel tempo. Tale peggioramento causa una fibrosi, ossia un aumento della consistenza e della durezza dei tessuti per l’alta concentrazione delle proteine presenti nel liquido.

Nel soggetto in sovrappeso o obeso, tale situazione risulta ovviamente aggravata. L’incremento del tessuto adiposo infatti, porta ad una disfunzione dei vasi linfatici verosimilmente su base meccanica (compressione) e infiammatoria. Ma esiste una dieta linfatica?

Sicuramente una dieta ipocalorica, se presente sovrappeso si.

Inoltre è opportuno in casi di linfedema aumentare il contenuto di fibre della dieta (LARN 30gr/die) legumi, frutta fresca, cereali integrali, frutti di bosco, bere 2lt di acqua/die e ridurre drasticamente il sale.

Il controllo del peso è un aspetto importante nella gestione del linfedema perché il sovrappeso rallenta la circolazione linfatica, rende più difficile il trattamento e la terapia contenitiva diventa più difficile. È

bene, quindi, evitare di ingrassare o, se si è già guadagnato del peso, cercare di dimagrire e spesso i pazienti con questa patologia risultano però fallimentari alle classiche diete; in questi casi, quando esistono le condizioni cliniche di elezione, si utilizzano protocolli particolari come la dieta chetogenica.

Con i prodotti Kalibra, riusciamo a mantenere bassi i livelli di infiammazione della matrice extracellulare e mantenere il peso corporeo entro certi limiti. 

Nel lipedema invece, spesso conseguenza di linfedema e sovrappeso, il trattamento dietetico d’elezione è la terapia chetogenica, la valutazione e le modalità di intervento vengono studiate dal professionista in base alla soggettività della paziente.