Integratori quando assumerli e perché farlo

Integratori quando assumerli e perché farlo.

E’ corsa in farmacia per l’acquisto di integratori a base di Iodio, ma quale motivazione?

L’acquisto compulsivo di integratori e pillole di iodio, a seguito della invasione che sta avendo luogo in Ucraina, rappresenta un atteggiamento privo di giustificazione. Solo nel caso di un comprovato incidente nucleare vi è indicazione all’assunzione preventiva di ioduro di potassio (le abituali dosi contenute negli integratori alimentari non sono in grado di bloccare la tiroide) e le misure profilattiche devono essere prese esclusivamente a livello di sanità nazionale. Con la premessa di sopra, assumere di propria iniziativa iodio in compresse senza una reale motivazione, e senza la prescrizione medica, non solo è sbagliato ma può essere dannoso per la salute. Del resto, come chiarito dall’Istituto superiore di sanità insieme a varie società scientifiche, solo in caso di una reale emergenza nucleare, al momento inesistente nel nostro Paese, sarà la Protezione Civile a dare precise indicazioni su modalità e tempi di attuazione di un eventuale intervento di profilassi iodica su base farmacologica per l’intera popolazione. L’unica raccomandazione generale riguarda l’uso di sale iodato.

Ma quali sono i Rischi da contatto con sostanze radioattive?

Dipendono dall’intensità e dal tipo delle radiazioni assorbite. Le sostanze più importanti rilasciate in seguito a un incidente nucleare sono: lo iodio-131 (131I), lo stronzio-90, assorbito dall’osso, che può causare tumori ossei e leucemia; il cesio-137 che si accumula prevalentemente nei muscoli; il plutonio che può causare tumori del polmone. Nelle persone che si trovano nelle immediate vicinanze (alcuni km) della fuga di un materiale che emette radiazioni ad elevata intensità i danni maggiori e più precoci sono al midollo osseo e all’intestino. Si sviluppano così anemia grave, elevata suscettibilità alle infezioni, emorragie pluridistrettuali e gravi turbe dell’alimentazione. Questa sindrome acuta da radiazioni si verifica solo per livelli di radioattività molto elevati e non riguarda la popolazione generale ma solo il personale che si trova all’interno o in stretta prossimità del reattore al momento dell’incidente. Per la popolazione che vive nelle zone limitrofe, o che mangia alimenti contaminati, il rischio è dovuto alla ingestione con il cibo, o alla inalazione con l’aria, di sostanze disperse in seguito all’incidente. Caratteristica è stata la produzione di latte radioattivo in seguito all’incidente di Chernobyl, come conseguenza dell’erba contaminata mangiata dalle mucche.

Le possibili conseguenze a danno della tiroide?

Tra le sostanze radioattive disperse nell’ambiente in seguito al danno di un reattore di una centrale nucleare c’è lo iodio-131. Lo iodio si accumula prevalentemente nella tiroide e vi persiste per alcuni giorni irradiandola. L’irraggiamento della tiroide da parte di basse dosi di 131I non necessariamente esita in un danno clinicamente rilevante. Infatti, il nostro organismo è dotato di sistemi per la riparazione dei danni indotti da basse dosi di radiazioni, a cui siamo costantemente esposti per la presenza di elementi radioattivi nel terreno e per l’esposizione alle radiazioni cosmiche (personale aereo). Ovviamente, quando i danni da radiazioni eccedono la capacità riparatrice dell’organismo si traducono in una condizione morbosa che è tanto più rilevante con l’aumentare della dose di radiazioni a cui è esposta la tiroide. Per livelli di radiazioni elevati (tecnicamente, > 100 mSv nell’adulto) la probabilità di ammalare di tumore della tiroide aumenta significativamente. Poiché l’esperienza di Chernobyl ha mostrato che i tumori della tiroide indotti dalle radiazioni compaiono dopo una latenza di dieci-venti anni si rende necessaria, in queste circostanze, una sorveglianza medica per tutta la vita dei soggetti contaminati.

In quali situazioni l’assunzione di iodio è utile?

Bambini di età minore di 10 anni, per la marcata sensibilità della tiroide alle radiazioni in età pediatrica, e donne in stato di gravidanza, perché il feto è particolarmente sensibile agli effetti nocivi delle radiazioni: nel primo trimestre, durante la formazione degli organi, possono verificarsi malformazioni a vari organi; a partire dal secondo trimestre, quando la tiroide è già formata e funzionante, lo iodio radioattivo assorbito dalla madre, si accumula anche nella tiroide del feto. Questo può ridurre la capacità della tiroide di produrre ormoni e determinare un quadro di ipotiroidismo congenito. Un’altra categoria a rischio aumentato sono i pazienti affetti da insufficienze renale in terapia con dialisi, a causa di una ridotta capacità di eliminare le sostanze radioattive contaminanti. Fortunatamente l’Italia sta uscendo dalla condizione di carenza endemica di iodio grazie alla profilassi iodica ormai ampiamente in atto. Questo rende la nostra popolazione, come accaduto nel caso di quella Giapponese dopo l’incidente di Fukushima, meno vulnerabile nei confronti della esposizione a basse dosi di radiazioni.