Aumento di peso e menopausa. Quale relazione?

La Dott.ssa Adriana Carotenuto, Biologa Nutrizionista, approfondisce per noi l’argomento relativo all’aumento di peso e ai cambiamenti dell’organismo durante la  menopausa.

Secondo i più recenti sondaggi oltre 7 donne su 10 lamentano un aumento di peso con l’arrivo della menopausa. La tendenza a prendere chili in eccesso, con una distribuzione disarmonica sul corpo, è molto frequente: una conseguenza della perdita di massa muscolare e dell’aumento di grasso che si verificano nella donna in questa fase della vita. Non ingrassare è importante anche perché il grasso corporeo fa lievitare i rischi di molte malattie (come diabete, infarto, ictus e tumori), già collegate di per sé all’età che avanza.

L’incremento del peso corporeo è conseguente alle modificazioni ormonali e metaboliche che accompagnano questo periodo. Le donne hanno “per costituzione” una quantità totale di grasso corporeo superiore a quella degli uomini infatti la percentuale media di grasso corporeo nelle donne normopeso è simile a quella degli uomini sovrappeso. Questa differenza è già presente alla nascita e si accentua con la pubertà: l’incremento di peso è dovuto nei maschi principalmente all’aumento della massa magra e nelle femmine della massa grassa. Anche la tipologia e la distribuzione dei grassi sono diverse tra uomini e donne: gli uomini tendono ad accumulare più grasso viscerale, specialmente a livello addominale e ad essere più suscettibili all’obesità centrale; le donne, invece, prima della menopausa tendono a depositare più grassi nel tessuto sottocutaneo, prevalentemente a livello trocanterico(glutei e cosce) e risultano più sensibili all’obesità periferica. Dopo la menopausa questa peculiarità viene perduta a favore della deposizione viscerale e addominale del grasso.

Il problema va ben al di là degli aspetti estetici: è stato scientificamente documentato che il sovrappeso è un fattore di rischio per molte patologie croniche, quali ipertensione arteriosa, dislipidemie (ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia), diabete di tipo II, malattie cardio e cerebro-vascolari (infarto, scompenso cardiaco, ictus), malattie respiratorie, del fegato e della colecisti, tumori (come quelli di mammella, ovaio, endometrio e colon retto) e osteoartrosi. La “pancetta” in particolare può essere pericolosa è stata infatti dimostrata una stretta correlazione tra accumulo di grasso a livello addominale e rischio di malattie cardiovascolari e dismetaboliche (come il diabete), oltre che di cancro. Le donne, che grazie agli estrogeni risultano protette dalle patologie cardiovascolari per tutta l’età fertile, si trovano esposte in menopausa a un rischio elevatissimo, complici le modificazioni del metabolismo dei grassi e degli zuccheri e la presenza di fattori di rischio come sovrappeso, ipertensione arteriosa e diabete: tant’è che queste malattie rappresentano la prima causa di morte nel sesso femminile, prima ancora del tumore al seno

Dottoressa Carotenuto quali sono i parametri da monitorare?

Per tenere sotto controllo il proprio peso corporeo sono importanti due parametri: l’indice di massa corporea (BMI, Body Mass Index) che si ottiene dividendo il peso (espresso in chilogrammi) per il quadrato dell’altezza. Un valore di BMI inferiore a 25 indica una persona normopeso; da 25 a 30 si è sovrappeso; da 30 a 40 indica obesità e oltre 40 una grave forma di obesità. Il BMI rappresenta un indice approssimativo poiché non tiene conto del tipo di costituzione fisica, della localizzazione dell’adipe e delle masse muscolari. Un altro valore da considerare è la circonferenza della vita (misurata all’altezza dell’ombelico), che è un indice del tessuto adiposo addominale in relazione al rischio di malattie cardiovascolari e dismetaboliche e che non dovrebbe superare gli 80 centimetri.

Qualche indicazione pratica sul regime alimentare da seguire può fornirla alle nostre pazienti?

Come per tutte le fasi della vita, vale la raccomandazione generale di seguire un regime alimentare equilibrato e variato, in grado di garantire l’apporto di tutti i nutrienti. Inoltre è meglio: privilegiare il consumo di cereali integrali, legumi, verdura e frutta; rispettare la stagionalità dei cibi, preferendo se possibile quelli a Km 0; consumare tutti i giorni frutta e verdura di stagione, ricche di fibre, vitamine e antiossidanti, preferibilmente fresche per non alterarne il contenuto vitaminico e minerale; meglio gli zuccheri di pane, pasta, riso e cereali integrali, rispetto quelli contenuti in bibite, dolci e snack industriali; nell’apporto di proteine di origine animale, meglio il consumo di pesce di mare a quello della carne, preferendo comunque carni magre; arricchire la dieta giornaliera con latte e derivati (meglio latte e latticini scremati che, a parità di contenuto di calcio, sono meno grassi) e formaggi freschi. Purtroppo questa dieta non è sempre possibile effettuarla rigorosamente sia per motivazioni lavorative che organizzative ed un valido aiuto è la dieta chetogenica oloproteica. Questo protocollo ha riscosso parere positivo dalla Società Italiana di Endocrinologia con un recentissimo lavoro di Aprile 2019, nel quale si sottolinea come raccomandazione di secondo grado la dieta chetogenica nel sovrappeso e obesità nella fase pre-menopausale e menopausale stessa.