Intervista al Dr. Alfonso Santelia, medico endocrinologo

Il Dr. Alfonso Santelia, specialista in Endocrinologia Sperimentale, docente di Clinica Medica all’Università di Milano, è tra i precursori dell’utilizzo della Dieta Chetogenica in Italia e si occupa di obesità da tantissimo tempo.  Ecco cosa ci ha raccontato:

Dr. Santelia, Lei può essere considerato uno dei precursori dell’approccio con la Dieta Chetogenica. La sua è un’esperienza pluriennale, ci può raccontare come si è imbattuto in questa particolare tipologia di approccio dietetico?

L’ho conosciuta per puro caso. Mi è stata presentata 14-15 anni fa, perché chi ne parlava era stato indirizzato da un chirurgo plastico della zona. All’inizio ero rimasto perplesso rispetto a come mi era stata presentata, poi in quel periodo mi è capitato di avere un caso particolarmente difficile da risolvere, una paziente molto “inchiodata col peso” e, contemporaneamente, avevo le pressanti richieste di mia moglie che voleva fare una dieta più semplice di quella a cui era abituata (con il peso delle quantità, ecc.).

In maniera abbastanza sorprendente, ho iniziato a vedere con la Dieta Chetogenica dei risultati del tutto inaspettati. Queste persone hanno incominciato a perdere peso più di quanto avessi visto in precedenza. Mi sono avvicinato al metodo studiandolo bene, creato una rete di fitte relazioni con il Dr. Terracol, precursore in Italia di questo tipo di approccio. Siamo andati a fondo a studiare il metodo e credo di aver dato anche io il mio contributo nel raffinare un po’ le cose. Molto in fretta, o quasi automaticamente, il numero dei pazienti che arrivava chiedendo a gran voce questa dieta è aumentato a dismisura!

Ha conseguito negli anni grandi successi in termini di “kili persi” per numero di persone, grazie a questo strumento dietetico.  È molto importante che sia gestito dal medico e da personale esperto con conoscenze come le Sue…

Certo! Direi che più che uno strumento dietetico è uno strumento “terapeutico” vero e proprio. Si tratta di una terapia che viene fatta, in questo caso, con degli alimenti e non dei farmaci, però va considerata come una terapia in tutto e per tutto.  Esistono una serie di persone che non riescono più a perdere peso perché hanno raggiunto una sorta di “punto di non ritorno” legato al fatto che l’eccesso di grasso modifica il metabolismo e non permette più di perdere peso in modo convenzionale. Un dato curioso però è questo: facendo una statistica dei miei pazienti in terapia con questo tipo di metodo, si rileva che l’età media delle donne che iniziano la dieta è 51 anni. Credo che sia un’età assolutamente non casuale e molto simbolica, perché è l’età in cui una donna va in menopausa, normalmente.

Grazie al blog stiamo scoprendo le funzionalità di questo strumento terapeutico in tanti casi. Può essere usato quindi anche per la donna, in questa importante fase di cambiamento della sua vita che è la menopausa?

Faccio una premessa: non prescrivo solamente questo tipo di dieta, ma ne prescrivo diverse in varie situazioni cliniche e, anche in caso di obesità, la Dieta Chetogenica non è l’unico metodo che uso. Bisogna avere a disposizione tante “armi” e sapere quali usare nelle singole situazioni però, indubbiamente, la tipologia classica di pazienti non è quella che noi solitamente vediamo  in tv o nei film. Abbiamo un’idea molto televisiva dell’obesità, intesa come un problema che si presenta in una popolazione estremamente debole di carattere, viziosa, ecc. “che mangia sostanzialmente merendine sotto la scrivania dalla mattina alla sera”. La realtà è ben diversa, io vedo nel mio studio persone piuttosto disperate, che hanno da perdere poco o tanto peso ma che non riescono più ad ottenere nessun risultato, molte volte anche per una questione legata ad una certa “difficoltà di utilizzo” delle diete.

Immaginiamo per chi è a pranzo al lavoro davanti al pc, la difficoltà nel seguire un pasto completo con primo, secondo, contorno ecc. Da un’altra parte abbiamo dei metabolismi che molto presto non rispondono più e si trovano nelle condizioni di non riuscire in nessun modo a spostarsi da un certo peso. Queste persone, con la Chetogenica, cominciano una dieta che non è particolarmente complicata da fare, piuttosto pratica dal punto di vista della gestione quotidiana delle cose; certo dà qualche piccolo dispiacere per un po’ di tempo per una serie di rinunce alimentari, ma tutto questo è compensato dal sentirsi molto bene – e questa è la prima cosa che il paziente dice, prima ancora di sottolineare che ha perso peso – e poi dai risultati, che sono visibili. Gli atti di fede si possono fare… ma per tanto tempo è difficile!

Tornando al discorso della strategia terapeutica,  una volta terminata la Dieta chetogenica termina anche la terapia o c’è qualche cosa che bisogna continuare a fare? Abbiamo citato nel blog  i cosiddetti “meccanismi molecolari della transizione”. Per concludere, ci aiuti alla luce della Sua esperienza ad approfondire questa tematica altrettanto fondamentale.

Nel momento in cui ho ottenuto un risultato e seguito un percorso che mi ha dato delle grandi soddisfazioni, se incomincio a riprendere la strada di prima, tornerò al punto di partenza inevitabilmente. Ciò che bisogna fare è impostare una strategia corretta. Sappiamo che una persona, quando esce dalla dieta, ha bisogno di un periodo di “riadattamento”, che richiede un maggior lavoro da parte del metabolismo – che deve essere riportato a funzionare in un certo modo. L’interessato deve riprendere l’abitudine a mangiare adeguatamente una volta raggiunta la fine del periodo della transizione (il passaggio graduale dalla dieta stretta alla ripresa di un’alimentazione bilanciata).

Sappiamo molto bene che quando un grande obeso è riuscito a dimagrire tanto, poi si ritrova ad avere un metabolismo che per un certo periodo “funziona male”. Deve mangiare la metà di quello che mangia una persona magra per mantenere il proprio risultato, quindi va supportato da una corretta strategia ed ha anche bisogno di lavorare con una scelta molto oculata di ciò che può mangiare e ciò che non può mangiare. Bisogna perdere un certo tempo per spiegare ai pazienti come abbinare i cibi, sceglierne alcuni piuttosto che altri per avere un certo risultato ed ultimamente stiamo vedendo buoni risultati anche con l’utilizzo di prodotti a bassissimo indice e carico glicemico. Questi prodotti aiutano molto a dare ai pazienti una “parvenza di normalità” quando il loro metabolismo si sta riassestando.”