Intervista ad Adriana Carotenuto, biologa nutrizionista e dottore in Scienze della nutrizione umana

La Dr.ssa Adriana Carotenuto, biologa nutrizionista e dottore in Scienze della nutrizione umana, lavora presso diverse strutture ambulatoriali tra Napoli, Caserta e Milano e già da diversi anni adotta la terapia alimentare della Dieta Chetogenica per i suoi pazienti, applicandola in particolare nel campo della Medicina estetica. Scoprite cosa ci ha raccontato.

Da quanto tempo consiglia la dieta chetogenica ai suoi pazienti?

Saranno almeno una decina d’anni che utilizzo la dieta chetogenica, essendo un protocollo ormai consolidato a livello ambulatoriale. Vanno fatte sin da subito delle precisazioni: non tutti i pazienti possono adottare questo protocollo, ci sono dei parametri di inclusione rigidi ed è possibile seguire questa terapia alimentare solo dopo aver effettuato controlli medici negli ambulatori di riferimento.

Ritiene, alla luce della sua esperienza, che questo possa essere un approccio funzionale anche dal punto di vista estetico?

Direi che è sicuramente funzionale dal punto di vista estetico. La letteratura ci mostra varie indicazioni di utilizzo della Dieta Chetogenica, come saprete, nel normalizzare valori di laboratorio, nel trattamento del Diabete tipo 2 e nella Sindrome metabolica, ma personalmente la utilizzo proprio in medicina estetica dove mostra grandi risultati nella riduzione delle adiposità localizzate e non solo.

L’assunzione di proteine (da 1,2 g a 1.5 g per kg di peso corporeo) e l’apporto calorico molto basso previsti da questa dieta, obbligano l’organismo ad utilizzare le proprie riserve energetiche e dopo l’esaurimento di queste ultime sotto forma di glicogeno, si instaura una gluconeogenesi epatica che va a produrre il 20 per cento dei nutrienti stimolando la lipolisi e la chetogenesi. Questo meccanismo fa sì che vengano utilizzati i lipidi concentrati nelle zone di deposito localizzato, tanto frequenti soprattutto nelle pazienti donne, le quali non di rado presentano un accumulo di grasso soprattutto nella regione trocanterica delle cosce e dei glutei. La capacità della Dieta Chetogenica è quella di mantenere invariata la parte superiore del corpo (già spesso più piccola rispetto alla parte inferiore) andando a ridurre soltanto l’adiposità localizzata. La Dieta Chetogenica viene applicata anche in caso di linfedema, una vera e propria patologia rappresentata da gambe molto gonfie, con un ritorno venoso più lento. La terapia, riducendo l’adiposità della coscia riesce di conseguenza a migliorare anche il circolo venoso.

Questo approccio determina un effetto positivo anche sulla tonicità dei tessuti?

L’effetto positivo sui tessuti è già di per sé determinato dalla riduzione delle adiposità, in aggiunta ad un trattamento di medicina estetica come endermologia o mesoterapia si determina anche una riduzione dell’inestetismo corporeo. La Dieta Chetogenica trova la sua applicazione quindi anche nel trattamento della cellulite e, nel caso di stadiazione iniziale la semplice dieta, anche da sola, riduce ed elimina il problema. Nel caso di panniculopatie più datate, alla dieta si affiancano i protocolli di medicina estetica prima citati, l’endermologia e la mesoterapia.

Come reagiscono inizialmente i pazienti a questi approcci in cui si eliminano i carboidrati e per quanto tempo si protrae la Dieta Chetogenica?

I pazienti inizialmente hanno un’ottima risposta perché vedono una riduzione del peso corporeo già nella prima settimana (anche 2,5-3 kili) e in alcuni casi dopo 28 ore, massimo 36, vanno in chetosi godendo di questo effetto anoressizzante e euforizzante in modo da non aver fame e stare molto bene. Bastano poi errori grossolani come prendere un caffè, anche senza zucchero, alla macchinetta per interrompere la chetosi e gli effetti conseguenti. Per questo, ribadisco, si tratta di un protocollo, la cui durata varia da paziente a paziente, che deve essere seguito con moltissima attenzione ed è fondamentale da parte del personale spiegare al paziente dettagliatamente tutto quello che non deve fare.

Cosa deve fare il paziente se il processo di chetosi si interrompe?

L’interruzione del processo non deve spaventare il paziente, ciò che conta è prendere contatti immediati con il proprio nutrizionista per ripartire con una normale alimentazione chetogenica abbinata ai corretti integratori che permettono di ripristinare tutti i nutrienti.

Nella sua esperienza, nota una differenza tra questo approccio e le altre diete prescritte ai pazienti?

La differenza è notevole, anzi totale rispetto ad altre diete alimentari ipocaloriche o leggermente iperproteiche come capita di prescriverne a pazienti che non si possono includere nel protocollo della chetogenica per motivi patologici o altri motivi. Questi pazienti non riescono ad entrare in chetosi e nonostante tutte le cautele hanno sempre una perdita, sia della massa magra che della massa muscolare.

Con questa dieta invece cambia tutto, proprio perché mantiene il paziente con una massa muscolare costante e, come si può verificare con l’esame bio-impedenziometrico, anche dopo la dieta chetogenica ci si può ritrovare addirittura di fronte ad un aumento massa muscolare e della massa cellulare. A fine protocollo, troveremo un metabolismo basale aumentato, perché la massa cellulare è la massa metabolicamente attiva. Parliamo di conseguenza di un protocollo differente rispetto a tutto il resto. Sottolineo ancora una volta che va fatta molta attenzione e va seguito sotto controllo medico strettissimo.

Può citare, in forma anonima, l’esperienza di un suo paziente a cui la dieta ha cambiato la vita?

Ricordo una paziente venuta da me un anno fa con un peso iniziale di 64,5 kg (BMI di 24), quindi una donna normopeso, la quale presentava una adiposità localizzata molto importante nella zona dei glutei, cosce e fianchi. In totale questa donna, con la Dieta Chetogenica ha perso 24 kg, di cui 21 kili di massa grassa, perdendo soltanto 3 kili di massa magra (praticamente quota irrisoria). Altro dato significativo è l’aumento dell’idratazione della paziente dopo la dieta: prima l’acqua totale era 37,7, dopo 49,9. E ancora voglio citare la scomparsa dell’epigastralgia, il miglioramento della stipsi (patologia di base che molto spesso hanno le pazienti con queste adiposità localizzate nella zona dei fianchi glutei o con il linfedema), la normalizzazione della funzionalità intestinale, ma soprattutto la paziente dopo la terapia alimentare ha imparato a bere.”