Incontriamo l’esperto: il Dott. Pietro Putignano

“Ospitiamo” sul blog ancora una volta un noto professionista, in grado di spiegare la valenza della Dieta Chetogenica dal punto di vista scientifico e dell’esperienza terapeutica.

Il Dott. Pietro Putignano, esperto di obesità, diabete e malattie metaboliche, è responsabile degli ambulatori di endocrinologia e diabetologia presso i presidi territoriali dell’Azienda sociosanitaria di Monza – ASST Monza.

Ecco cosa ci ha raccontato il Dott. Putignano, diabetologo ed endocrinologo, tra i precursori nell’utilizzo della Dieta Chetogenica nei pazienti diabetici.

Dottore, Lei è tra i maggiori esperti di Dieta chetogenica nei pazienti con diabete mellito tipo 2. Come ha scoperto la dieta chetogenica come terapia dietetica e da quanti anni?

Le Very Low Calorie Ketogenic Diet  (VLCKD) sono state introdotte negli anni ’70 da Blackburn in Nord America, e successivamente sono arrivate prima in Francia e poi in Italia. Questi protocolli dietetici medicalizzati sono basati sulla drastica riduzione dei carboidrati e, oltre a produrre un dimagrimento molto efficace, sono in grado nei pazienti con Diabete di Tipo 2 di migliorare enormemente il profilo glicemico e di ridurre di conseguenza il fabbisogno di farmaci cardio-metabolici. Dopo aver studiato le pubblicazioni scientifiche del settore ho deciso di utilizzare tale regime dietetico nei diabetici da circa 4 anni.

Lei è spesso relatore a corsi e congressi ed ha un approccio aperto al mondo della nutraceutica e non solo del farmaco. Ci spiega l’importanza della integrazione nutraceutica in una dieta Chetogenica?

Queste diete si basano sul presupposto del raggiungimento di una chetosi moderata e controllata in maniera da garantire al paziente una sensazione di benessere e la riduzione del senso di fame. Tale stato non è raggiungibile facilmente da tutti i pazienti e pertanto può essere utile a tal fine l’aggiunta di nutraceutici e di estratti naturali. In particolare, mi riferisco agli omega 3, estratti da pesce o olio di krill, perché potenziano la chetosi e facilitano il dimagrimento all’interno di una dieta chetogenica. Inoltre, ritengo vantaggiosa la supplementazione con florizina, un polifenolo estratto dalla mela, per aumentare l’escrezione renale di glucosio, stimolare la produzione di glucagone e favorire quindi la chetosi.

A proposito di nutraceutici: i lettori vengono bombardati da numerose sostanze che appaiono sulle riviste o sul bancone delle farmacie che sembrano miracolose, una sorta di pillole della felicità. Si pensi proprio ai famosi omega 3 che si trovano in ogni versione. Sono tutti uguali o c’è differenza? Come orientarsi in questo oceano di integratori?

Gli Omega 3 possono avere diverse provenienze. La fonte più comune è l’olio di pesce ma l’olio di krill, gamberetto dell’Antartide, presenta un Omega 3 con caratteristiche nutrizionali differenti dall’olio di pesce, ha una composizione ricca di fosfolipidi e presenta un contenuto di colina maggiore rispetto ai comuni oli di pesce nutrienti. L’olio di krill, inoltre, permette una assimilazione maggiore di questi Omega 3 e permette, quindi, di dimezzare il dosaggio. L’effetto più marcato degli Omega 3 è quello di ridurre i trigliceridi. Se un soggetto ha bisogno di ridurre il colesterolo cattivo LDL, andrebbero invece assunti altri prodotti come la berberina e il riso rosso fermentato (la monacolina k).

Ci ha parlato di trigliceridi, colesterolo, diabete. Ci racconti nella sua esperienza i risultati più eclatanti raggiunti con dieta chetogenica.

Le diete VLCKD sono un presidio importantissimo nella gestione del paziente diabetico sovrappeso o obeso, sia all’esordio che durante il corso della malattia. La mia esperienza è molto positiva a riguardo, perché i pazienti trattati, già dai primi giorni, presentano un dimezzamento dei livelli di glicemia e una riduzione drastica del fabbisogno di farmaci ipoglicemizzanti. Il paziente ha la sensazione di uscire fuori da un tunnel, con evidente vantaggio anche psicologico.

Dopo la prima fase della VLCKD si passa alla fase di transizione con la fuoriuscita dalla chetosi e la reintroduzione graduale degli alimenti comuni. Durante tale fase la glicemia si mantiene pressoché stabile così come il fabbisogno di farmaci. Successivamente si prescrive al paziente una dieta di mantenimento sullo stile della dieta mediterranea per mantenere nel tempo i vantaggi cardio-metabolici del dimagrimento.